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Dopo l’Imperatrice, al quarto posto viene l’Imperatore. È un uomo maturo che siede su di un trono dalla forma cubica (o addirittura su di una pietra cubica) tenendo le gambe incrociate. Nella mano destra stringe uno scettro sormontato da un globo su cui è posta una croce. Ai piedi del trono vi è uno scudo con la figura di un’aquila. Sono, queste ultime, le stesse insegne del comando che appartengono all’Imperatrice. Il trono, o pietra cubica, naturalmente, è una indicazione di stabilità e di forza. “Tu sei Pietro, e su questa Pietra fonderò la mia Chiesa”. La pietra, quindi, la pietra cubica, la pietra squadrata, la pietra levigata, è pietra di fondazione. Ed è anche simbolo della materia, un richiamo all’Archetipo del Quattro. E l’imperatore, appunto, ha il dominio sul Quattro, sulla materia, sul Mondo. L’Iniziato, se vogliamo, ha raggiunto il possesso sulla Pietra filosofale. L’insieme della figura può richiamare anche un triangolo (la testa e il tronco dell’imperatore) che sormonta una croce (le gambe incrociate). Si tratta del simbolo alchemico che indica lo zolfo, uno zolfo da intendere come Spirito, come Fuoco vitale, Fermento, principio atto dell’Opera. Zolfo insomma che presenta significati perfettamente maschili. In alcuni casi, l’imperatore regge in una mano il globo imperiale e, nell’altra, stringe uno scettro che termina in un fiore di giglio stilizzato, inteso come una forza, uno slancio che proviene dall’anima la quale vuole elevarsi e, nel contempo, si espande sbocciando come un fiore. Nell’alfabeto ebraico, all’imperatore corrisponde la lettera Daleth. L’Imperatrice rappresenta l’intelligenza pratica, efficacia nell’azione, dominio delle varie situazione, vittoria sul pano materiale, beni e denaro. Ma anche diritto, rigore, volontà, perseveranza, certezza. Può rappresentare un uomo importante, il padre del consultante, il datore di lavoro, una persona tendenzialmente matura, se non anziana, un professionista affermato, un uomo politico, un industriale. In negativo si può parlare di tirannia, assolutismo, paternalismo fastidioso, prese di posizione ostili al soggetto, testardaggine, forti opposizioni ai propri progetti. Una anziana figura maschile è assisa su di un trono in un atteggiamento benedicente. Ha il capo coronato da un triregno ed impugna, con la sinistra, una croce multipla, a tre bracci orizzontali. Due colonne sono ai lati del seggio, e due personaggi sono inginocchiati a ricevere la benedizione. Si tratta, in effetti, di una figura pontificale, di un Gran Sacerdote. Ci è indicato, più che dall’atteggiamento del personaggio, da alcuni suoi attributi. Alludo Alla triplice corona (il triregno) cui risponde la croce a tre bracci orizzontali. Questi “strumenti” significano che il papa ha una triplice conoscenza che corrisponde ad un triplice potere. Egli conosce i Tre Mondi: quello del corpo, cioè della materia, degli affetti; quello dell’anima, cioè della psiche, delle emozioni e dei sentimenti, dei desideri, delle cause efficienti; quello dello spirito, cioè delle cause prime. Vede, sa, conosce e quindi può, benedicendo, riversare sugli altri influenze “sottili”. È da notare che la mano benedicente, con l’indice ed il medio uniti, rioda la spinta, l’anelito verso l’Unità attraverso il superamento della dualità, qui indicata dalle due figure inginocchiate e dalle due colonne. In queste, peraltro, si è anche visto un richiamo alla legge morale, da un lato, e al libero arbitrio (libertà di obbedire o meno alla legge) dall’altro. L’Arcano corrisponde alla lettera He. Indica la saggezza, il Verbo, il pensiero creatore, la quintessenza, la sostanza che riempie lo spazio, il risveglio spirituale, l’idealismo, la devozione, Un bel giovane al centro della carta, si mostra dubbioso se seguire una fanciulla bionda che lo attira da un lato, o una fanciulla bruna che lo chiama dall’altro. In alto, una figura di Cupido sta minacciando con una freccia il giovane. Al di là delle esperienze immediate, non bisogna vedere in questo trionfo una semplice e banale questione di scelta amorosa, profana. Si tratta qui dell’iniziato, dell’adepto che è posto di fronte ad un bivio. Deve scegliere il sentiero da seguire, la via da percorrere. E non potrà esimersi dalla scelta se non interrompendo il suo cammino, fermandosi. Naturalmente, può scegliere bene e può scegliere male, se sceglie male sarà punito. Alla punizione, peraltro, non bisogna attribuire un significato moralistico, compensatorio. Si tratta solo di sopportare le conseguenze dei propri errori. La via scelta era errata (non in sé, ma perchè inadatta a quel soggetto) e il giovane è colpito dalla freccia di colui che, a questo punto, nulla ha a che vedere con Cupido. Da un punto di vista semplicemente morale, nella carta si può vedere l’uomo comune indeciso tra le tentazioni del Vizio e il richiamo della Virtù. Nelle due figure femminili si sono indicate, a volte, Venere-Afrodite e Minerva. In altri termini, il chiamo dei sensi e quello della ragione, oppure la via dell’amore e quella della conoscenza. In ogni caso, la carta rappresenta sempre un problema di decisione, di scelta tra due termini, con tutti i rischi che ciò comporta. La lettera ebraica corrispondente è
L'Eremita La Ruota della Fortuna La Forza L'Appeso La Morte La Temperanza Il Diavolo La Torre Le Stelle La Luna Il Sole Il Giudizio Il Mondo Il Matto |
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