PIANETA TERRA
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I popoli delle piu’ antiche civilta’ ebbero l’idea che la Terra fosse piana e poco estesa. Questa ingenua ed errata concezione fu superata nel V sec. a.c.,quando Pitagora giunse al riconoscimento della sfericita’ della Terra. L’idea della forma piatta fu pero’ ripresa e propugnata nell’alto Medioevo e venne definitivamente abbandonata dagli umanisti del 1400. Fra i fatti che ci dimostrano la curvatura della Terra vi e’ ad esempio quello per cui l’orizzonte va aumentando di ampiezza col crescere dell’altitudine del punto di osservazione; ed inoltre se ci spostiamo lungo un meridiano terrestre possiamo constatare che l’altezza delle stelle sull’orizzonte varia; oppure ad esempio la comparsa o la scomparsa graduale di un oggetto all’orizzonte,ecc.
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La Terra non e’ immobile, ma e’ dotata di un moto di rotazione attorno al proprio asse,la cui forza centrifuga deve aver prodotto, una progressiva deformazione, deprimendola ai poli e rigonfiandola lungo il piano equatoriale. La forma che ne risulta e’ poco dissimile da quella di un ellissoide di rotazione. Quindi la Terra compie un movimento di rotazione attorno al proprio asse ,da ovest ad est, cioe’ in senso inverso rispetto al moto diurno della sfera celeste e del Sole. La durata di questo movimento praticamente uniforme e’ di 23 ore 56 minuti e 4 secondi detto giorno sidereo.
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Altro fondamentale movimento della Terra e’ il moto di rivoluzione che essa compie, come gli altri pianeti del sistema solare, descrivendo un’orbita ellittica intorno al Sole in senso antiorario in 365 giorni 6 ore 9 minuti 10 secondi denominato anno sidereo. Secondo la prima legge di Keplero la distanza tra la Terra ed il Sole varia a seconda che la Terra si trovi in afelio, cioe’ massima distanza dal Sole ai primi di luglio, circa 152 milioni di Km. o in perielio, cioe’ minima distanza dal Sole ai primi di gennaio, circa 147 milioni di Km.; quella media e’ di 149.600.000 Km.
La Terra e’ interessata anche da altri movimenti simultanei con quelli di rotazione e di rivoluzione, ma ad essi subordinati. Tra questi alcuni sono moti millenari e consistono in pratica in perturbazioni piu’ o meno sensibili dei due movimenti principali; essi sono dovuti all’azione gravitazionale che i diversi corpi celesti esercitano, in modo vario nel tempo e nello spazio, sul nostro pianeta e sulle sue varie parti. Altri movimenti coinvolgono la Terra in quanto facente parte del Sistema solare, della Galassia e dell’Universo: il moto di traslazione che la Terra compie assieme al Sole e agli altri corpi del Sistema solare in direzione della Costellazione di Ercole; la partecipazione al moto di recessione della Galassia, cioe’ all’espansione dell’Universo.
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L’alternarsi delle stagioni avviene grazie all’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano dell’orbita; il 21 marzo e il 23 settembre,giorni (equinozi)in cui la traiettoria del Sole tocca l’equatore celeste,hanno di’ e notte sempre uguali,mentre in tutti gli altri momenti solo i punti all’Equatore hanno questa caratteristica; tutti gli altri punti a nord e a sud di esso hanno una diversa durata del di’ e della notte. Il 21 giugno (solstizio d’estate) e il 22 dicembre (solstizio d’inverno) i raggi solari risultano perpendicolari alternativamente a due paralleli che si trovano, rispettivamente, ad una latitudine di 23°27’ Nord (Tropico del Cancro) e 23°27’ Sud Tropico del Capricorno). Nel solstizio d’estate, cioe’ quando il Sole e’ allo Zenit sul Tropico del Cancro, tutti i punti a nord dell’equatore restano per un tratto piu’ lungo nella parte illuminata e quelli a Sud dell’equatore rimangono per un tratto piu’ lungo nella parte oscura.
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La conseguenza del moto di rotazione di cui possiamo renderci conto in maniera piu’ immediata consiste nell’alternarsi del di’ e della notte. A causa della forma della Terra, i raggi solari illuminano in ogni istante solo la parte di superficie terrestre che e’ rivolta verso il Sole, lasciando nella oscurita’ tutti i punti della parte opposta. Se la Terra fosse immobile, o anche se il suo moto di rotazione avesse la stessa durata del suo moto di rivoluzione intorno al Sole, meta’ della sua superficie sarebbe sempre nell’oscurita’ e soffrirebbe un freddo glaciale; la rotazione si compie invece in un tempo molto piu’ breve della intera rivoluzione intorno al Sole e cio’ fa si’ che sulla superficie terrestre si alternino un periodo di illuminazione ed un periodo di oscurita’.
Di conseguenza, solo all’equatore si hanno 12 ore di luce e 12 di buio, mentre nell’emisfero settentrionale la durata del di’ e’ maggiore di quella della notte e nell’emisfero meridionale e’ minore, e la differenza di durata aumenta con l’aumentare della latitudine; i luoghi compresi fra il circolo polare artico ed il Polo nord, cioe’ nella calotta artica, restano illuminati durante tutta la rotazione terrestre, mentre quelli della calotta antartica (tra il circolo polare antartico ed il Polo sud) restano nel frattempo al buio. Nel solstizio d’inverno, quando i raggi solari sono perpendicolari al Tropico del Capricorno, si hanno condizioni opposte e il di’ viene ad essere piu’ lungo della notte nell’emisfero meridionale, piu’ corto in quello settentrionale; completamente illuminata e’ la calotta antartica, completamente nell’oscurita’ quella artica.
Poiche’ quindi la quantita’ di calore ricevuta da ciascun punto della superficie terrestre dipende appunto da tali condizioni (durata del di’ ed inclinazione dei raggi solari), ne deriva che durante la rivoluzione, ossia nel volgere di un anno, nei vari luoghi della Terra si susseguono periodi piu’ caldi e piu’ freddi: si ha cioe’ l’alternarsi delle stagioni.
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